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Nadia Turella

Il potere dell’Arte per comunicare e sensibilizzare

Nadia Turella è portavoce di un tema tanto di un tema tanto delicato quanto terribilmente attuale: il femminicidio.

In tutte le sue opere Nadia affronta la violenza fisica, emotiva e psicologica. Attraverso la professione di avvocato civilista spesso si è trovata a gestire situazioni delicatissime partecipando, con grande rispetto e sensibilità, al dolore di tante donne, vittime abusate di ogni età e ceto sociale, che spontaneamente le confidavano una realtà terribile. In diversi casi, una realtà taciuta per vergogna o per paura.

Osservando le sue installazioni emerge una profonda sofferenza, ma al tempo stesso la volontà di denunciare il crimine.

Perché credi che l’Arte possa essere il mezzo di sensibilizzazione? 

Ritengo che l’arte sia decisamente un ‘ponte’ che attraverso le sue diverse espressioni artistiche (danza, musica, pittura, scultura, fotografia, recitazione, lettura, poesia, moda, cinema, artigianato, sartoria, pelletteria, bigiotteria, gioielleria, fumettistica etc..) riesce a superare confini di lingua, religione e cultura. 

L’obiettivo primario è il - non dimenticare -, ricordando i volti, i nomi, i sogni e le paure, delle donne uccise, di quelle miracolosamente rimaste in vita, ma offese nel corpo e nella mente e di quelle dichiarate scomparse.

Attraverso l’arte interagisco con molti giovani, ragazzi e ragazze delle scuole medie e superiori. Nelle micro società, rappresentate dalla famiglia e dalla scuola, l’individuo si forma ed inizia a relazionarsi con il prossimo. Pertanto, ritengo che sia di grande importanza l’insegnamento già in tenera età – come all’asilo – del valore della vita, che non deve essere mai mortificata, così come l’insegnamento delle regole per un corretto comportamento nel rapporto con il mondo femminile. 

Nadia Turella come artista: Quando e come ha avuto la sua genesi. 

Nel mese di novembre del 2016 fui contattata da Isabella Freccia, scrittrice calabrese che personalmente non conoscevo. Lei conosceva i miei lavori artistici sul tema della donna, sia come esaltazione della sua bellezza in quanto tale che come vittima di violenza domestica. La presentazione del suo quinto libro dal titolo ‘Quell’amore che profumava di giuggiole’ si sarebbe celebrata il pomeriggio del 3 dicembre 2016 presso la storica libreria ‘Altroquando’ nel cuore di Roma, vicino Piazza Navona. 

Durante la serata presentai due mie installazioni dal titolo Bella da morire e L’ultimo battito di Ali. Spiegai il loro significato ed era in chiara contrapposizione con il contenuto del suo lavoro che, al contrario, era un inno all’amore. 

Tutto iniziò quindi per caso. Solo successivamente ho iniziato a svolgere uno studio di ricerca e approfondimento sul tema del femminicidio per il quale ancora oggi vengo invitata, come relatrice, nelle scuole medie superiori - per il momento - della provincia di Latina e in particolare nel paese di Sabaudia, Terracina, Fondi - al fine di sensibilizzare un giovane pubblico che va dai 14 ai 18/20 anni: studenti che hanno l’età non solo per essere orfani di femminicidio, ma anche l’età per essere vittime e carnefici.

In queste occasioni, mi presento sia come avvocato civilista del foro di Roma che come artista, proiettando i miei lavori, leggendo due mie poesie e donando, come ricordo dell’incontro, un braccialetto rosso realizzato con un filo di lana, uno dei tanti simboli che denunciano il crimine. Il mio gratuito intervento ha come titolo ‘Il Femminicidio visto attraverso gli occhi dell’arte’.

Quali sono le fonti d’ispirazione a cui attingi ed i grandi maestri che hanno formato il tuo bagaglio artistico e tecnico? 

Mi ritengo autodidatta, Sono una semplice esecutrice, quasi mai un’artista. 

I miei lavori sono definiti ‘installazioni’ e credo nell’arte del riciclo dei materiali di ogni genere. Uso materiali diversi (glitter, perle, pietre, filo di acciaio, plastica, tinta acrilica, colla, sassi, legno, conchiglie, chiodi, stoffa, carta e altro) e tecniche diverse.

I miei punti fermi sono stati i lavori di grandi artisti nazionali e internazionali che hanno fatto la storia dell’arte moderna e contemporanea di ieri e di oggi. Ne cito solo alcuni: Andy Warhol, Lushka Gedmond, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Fernandez Arman, Lucio Fontana, Alberto Burri, Vladimirov Christò e Domenico Paladino.

Realizzo lavori di scultura, pittura, fotografia e ultimamente ho scritto poesie e racconti. 

Quali per tecniche prediligi le tue installazioni? 

Sicuramente la plastica, che lavoro con la tecnica della combustione o accartocciamento utilizzando un particolare phon che mi permette di creare solchi e drappi. La temperatura arriva fino a 1000 gradi e mi aiuto con strumenti per modellarla fino a quando è molto calda.

Spesso sono costretta a utilizzare le dita delle mani che purtroppo non posso coprire con guanti perché non riuscirei a sentire la materia. Questo mi impedisce di realizzare molti lavori in contemporanea. L’altro elemento che spesso utilizzo è la tinta acrilica e la carta dei quotidiani.

Una delle tue opere in particolare mi ha colpita. Il titolo dell’installazione è “L’Ultimo battito di Ali”.
Potresti raccontarci la storia dietro l’opera? 

Per me è sempre molto doloroso e commovente spiegare il significato di questo lavoro, mentre lo realizzavo perdeva la vita Federica de Luca a Taranto il 7 giugno del 2016 insieme al suo piccolo Andrea. 

Federica de Luca (una mamma di 29 anni) e il suo piccolo Andrea (di quasi 4 anni) vennero uccisi dal marito e padre suicida Luigi Alfarano (di 50 anni). 

Appresi la morte di queste due persone (non le conoscevo personalmente) tramite i telegiornali mentre lavoravo all’installazione. Nello stesso momento ricevevo una telefonata, rotta dal pianto e dalle urla. Dall’altra parte della cornetta, una mia cara amica di Roma, ma di origine tarantina, che aveva cresciuto Federica come una zia. Era una sua cara amica e del piccolo Andrea. Conosceva bene anche i genitori di Federica, che in poche ore perdevano l’unica figlia e l’unico nipote. 

L’intero paese di Taranto era sgomento per quanto accaduto. La prima puntata di ‘Amore criminale’ – presentato dalla conduttrice e attrice Veronica Pivetti –  fu dedicata alla storia della bella e giovane Federica De Luca con la terribile ricostruzione della sua storia. I suoi genitori Rita Lanzon ed Enzo De Luca oggi dedicano la loro vita al ricordo della figlia e del nipotino, presentandosi in trasmissioni televisive, come ‘Porta a Porta’ e ‘Domenica in’, affinché Federica non venga dimenticata e perché la loro storia possa essere d’aiuto a quelle donne che ancora oggi vivono una pericolosa difficoltà.

Pensando a Federica ho intitolato l’installazione ‘L’Ultimo battito di Ali’

Federica amava le farfalle che sono il simbolo della lotta contro la violenza sulle donne. Il significato del lavoro è l’effetto che causa l’acido su di un corpo con l’aggiunta di diverse pennellate di tinta acrilica rossa per ricordare il sangue. Federica è stata uccisa in maniera diversa, eppure questo lavoro lo sento realizzato per lei. 

Quando hai capito che saresti dovuta arrivare ai giovani attraverso la tua arte in qualità di relatrice nelle scuole medie e  superiori? 

So bene di essere un chicco di sabbia in pieno deserto, ma credo che i giovani siano la parte più delicata e preziosa della società. Sento di doverlo fare in quanto donna e in quanto in vita al solo fine di dare voce a chi voce non ha più.

Gli apprezzamenti che ho ricevuto in privato dai familiari di alcune vittime, e da alcune donne sopravvissute che mi ringraziano, mi invitano ad andare avanti su questa strada, rappresentando per me una grande gratifica. 

Mi hai raccontato che le vittime indirette di violenza domestica, come i figli all’interno del nucleo familiare, spesso trovano il coraggio di esporsi parlando in terza persona, come se le proprie esperienze appartenessero ad un’amica o un amico. 

Credi che, anche esporsi in terza persona, possa essere già un passo di liberazione dalla violenza subita?

Mi è capitato spesso che i giovani intervengano parlando in terza persona. Non escludo MAI che stiano parlando di loro, e non di una loro cara amica. 

Spesso capita che nel pubblico ci siano ragazze molestate dal proprio genitore. Di questa terribile realtà ne vengo a conoscenza dietro una segnalazione riservata. Di conseguenza, il mio intervento – che spesso dura anche due ore – deve necessariamente essere leggero, scorrevole, coinvolgente, a tratti anche divertente dato che mi rivolgo ad un pubblico di giovani che si presentano incuriositi dai temi non solo artistici, ma anche legali. La leggerezza si concretizza quando parlo del contributo della musica, dello sport, dei ‘flash mob’ da parte dei giovani, ma anche della fumettistica e della gioielleria nazionale e internazionale. Proietto video e slide.

Il parlare in terza persona è sempre un buon inizio. Non è detto che possano farlo per aiutare qualcuno ‘nascosto’ nel pubblico e comunque mi rendo sempre disponibile a parlarne in privato con l’interessata/o. 

Nonostante abbia venticinque anni di carriera come avvocato, non è mai semplice raccogliere questo genere di denuncia o di testimonianza, in particolare quando provengono da giovani. 

Credo che il dialogo sia fondamentale. Quando viene a mancare si presenta il pericolo. È necessaria la vicinanza. Mai devono sentirsi soli, dimenticati, non curati. 

Cosa è il Progetto Donna? 

Nel mese di ottobre del 2019 ho ricevuto l’onore di essere nominata presso la Suprema Corte di Cassazione di Roma come membro componente di una Commissione che porta il nome di ‘Progetto Donna’, dove diverse colleghe (civiliste e penaliste) svolgono un grandissimo lavoro a tutela delle donne. Il tutto coordinato da Avv. Angelica Addessi, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Roma e Responsabile della Commissione Progetto Donna. 

Presumo che questa nomina mi sia stata attribuita per il lavoro di sensibilizzazione che da diversi anni sto svolgendo gratuitamente e spontaneamente nelle scuole, al solo fine di denunciare un crimine tanto efferato quanto terribilmente attuale e costante. Durante gli interventi sono spesso affiancata da relatori che sostengono la mia stessa missione in campi professionali diversi. Ho avuto l’onore di incontrare e conoscere psicologi, sociologi, criminologi, professori, magistrati, Autorità delle Forze dell’Ordine e sindaci, romanzieri, giornalisti che, come me, trovano nel dialogo un ponte per non soccombere al silenzio. 

In Italia una donna ogni tre giorni viene uccisa. Durante gli ottantasette giorni di lockdown da coronavirus - marzo / giugno - sono state uccise in Italia due donne ogni tre giorni, con un contestuale drammatico aumento anche delle violenze sessuali e dei maltrattamenti.

Referenze e Link youtube

Intervista rilasciata da Lazio TV negli studi di Terracina (Latina): trasmissione dal titolo ‘Meo Patacca’ del giorno 24 novembre 2020 – puntata 53 della durata di 30 minuti condotta da Germano Bersani
https://www.youtube.com/watch?v=mWZtWjceLzw

Intervista rilasciata on line dalla trasmissione dal titolo ‘Miraggiodilux – Fotografia ed emozioni’ del 07 novembre 2021  – incontro n. 307 – della durata di 1 ora condotta da Lucio Russo (dall’Austria). In diretta contemporanea a Roma con la radio ‘IoGiornalistaTV’.  https://www.youtube.com/watch?v=T4l-JZ2AQ74

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