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Periferie Ghetto, Distopia o Prossima Realtà?

Qualche anno fa, agli inizi degli anni ’60 la TV in Italia era rigorosamente in bianco e nero, la programmazione scarna e riferita solo a poche ore giornaliere con tutta la varietà spalmata su due soli canali, il Canale Nazionale e il Secondo Programma, così chiamato perché ridotto nel palinsesto e avvezzo, secondo la dirigenza RAI, a programmi meno appetibili per il grande pubblico.

Per un genere di second’ordine come la fantascienza non c’era posto, o meglio le scalette giornaliere non davano spazio ad un prodotto così poco seguito dal grande pubblico, bisogna aspettare gli anni ’70 con l’avvento delle TV private per iniziare ad assaporare piccoli capolavori o pellicole meno blasonate del genere.

È in quegli anni che compare in una di queste emittenti private un film inglese dal titolo “Nell’anno 2000 non sorge il sole”, film tratto dal libro di George Orwell “1984” già conosciuto dagli esperti ma celato al grande pubblico. Da allora altre pellicole di fantascienza iniziarono a girare per i circuiti televisivi delle TV libere, come si chiamavano allora, così da costringere la RAI a programmare sempre più spesso cicli di film sci-fi e mini rassegne. Il primato va però a Teleroma 56 che tra il 1979 e il 1980 nel fine settimana presenta una serie di film di fantascienza in un programma diretto da Luigi Cozzi che, esperto e curatore di rassegne di genere, fa conoscere al pubblico romano, specialmente a quello dell’hinterland molto attento e fruitore in prima persona del palinsesto di Teleroma 56, piccoli e grandi capolavori di una categoria filmica fino ad allora lontana dal mondo periferico, ma presente nei Cineclub del centro, dove già era ben consolidata.

La rassegna introduce il pubblico a un mondo filmico di livello; i temi trattati nelle pellicole proposte sono di qualità, non solo alieni e “mostriciattoli vari” come ama chiamarli Luigi Cozzi nelle sue presentazioni, ma anche e soprattutto film impegnati e legati al genere distopico. La distopia è un genere di racconto che la Treccani così definisce: distopìa2 s. f. [comp. di dis-2 e (u)topia]. – Previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi (equivale quindi a utopia negativa): le d. della più recente letteratura fantascientifica. Negli ‘50/60 la cinematografia distonica inizia ad avere consensi poiché va ad attingere a fonti letterarie di valore, autori come G. Verne, H. G. Wells, R. Bradbury e lo stesso G. Orwell, offrono spunti di rilievo. Si realizzano in chiave cinematografica romanzi come “The Time Machine” (1960) tratto dall’omonimo romanzo di H.G. Wells (1895) dove si ipotizza un futuro dell’umanità diviso in due classi distinte, I Morlok, dominatori e cannibali e gli Eloi succubi (e pasto!) dei primi. Ma l’urbanizzazione selvaggia e il tema dell’ambientalismo fanno mutare anche il livello narrativo e gli scenari si trasferiscono dell’immediato futuro. “Soilent Green” (1973) è il film che per la prima volta mette in evidenza lo spaccato tra due livelli di città, la prima costruita per i ricchi, piena di agi e l’altra ormai al collasso, sovrappopolata fino al’inverosimile dove i beni sono razionati e controllati dalle autorità. Il parallelismo delle periferie dei grossi centri urbani e il centro economico finanziario è d’uopo. Bisogna aspettare il 1981 con il capolavoro di J. Carpenter “1997 Fuga da New York” per avere un cinema chiaramente schierato contro la cesura di una società divisa in due, scissione marcata da confini fisici e finanziari. La città del basso è una “prigione” costruita sull’isola di Manhattan da cui non si può uscire, li vengono relegati tutti i reietti della società, emblematica la scena iniziale del film dove alcuni disperati cercano di guadagnare la libertà e vengono lasciati morire nelle acque del golfo, ricorda molto una situazione che spesso ricorre anche ai giorni nostri… L’eroe del film di Carpenter è Jena Plissken interpretato da Ken Russell una via di mezzo tra Rambo e Robin Hood, impegnato suo malgrado a proteggere uno dei massimi esponenti del governo e della repressione, il nemico naturale che ogni uomo libero può avere. Film come “1997 Fuga da New York” hanno poi ispirato una serie di altri prodotti come “1990 i Guerrieri del Bronx” (1982) di E. Castellari, con una giovane Moana Pozzi e “2019 dopo la caduta di New York” (1983) pellicole di fattura nostrana.

La letteratura distopica come del resto la fantascienza pura a volte e purtroppo anticipano i tempi. Le previsioni fosche di romanzi come “Fahrenheit 451” del 1953 e l’omonimo film del 1966 diretto da G. L. Godard, dove la società è dominata dall’analfabetismo ed è cancellata ogni traccia di parola scritta, sembrano oggi purtroppo più vicine che mai. La lenta e pianificata mancata alfabetizzazione delle giovani generazioni a favore di una comunicazione e di una formazione basata sulle immagini a cristalli liquidi a scapito della carta stampata, è un anticipo delle previsioni del soggetto di R. Bradbury. Le tinte grigie di racconti del calibro di “1984” e termini come Grande Fratello sono ormai di uso comune per descrivere e qualche volta irridere ad un controllo mediatico su larga scala, fenomeni questi però a diffusione trasversale, tale da renderne l’applicazione molto difficoltosa e che implica nella maggior parte dei casi  una resistenza passiva o attiva che fa ancora sperare. Quello che invece sembra irreversibile è l’ultimo aspetto della distopia, ossia l’inesorabile scadimento morale e qualitativo della società e la divisione più netta che mai tra poveri e ricchi. Le bidonville dei film post apocalittici non sono poi così irreali, gli scenari di città sull’orlo del collasso, collasso che riguarda spesso la parte periferica. la violenza gratuita e lo strapotere delle bande criminali, ben descritte in pellicole come “Distretto 13 le Brigate della Morte” (1976) dello stesso Carpenter e il successivo “I Guerrieri della Notte” (1979), pongono lo schema di una trama che si sta sempre più concretizzando. La miriade di uomini di potere e di tutori dell’ordine corrotti e sempre proni ai voleri di speculatori senza scrupoli, di cui la distopia letteraria e filmica è zeppa, sono la realtà. A noi il compito di imparare dal passato per un futuro migliore, capire che tra le trame di qualche film o libro si annida un monito per il futuro potrebbe essere un’occasione per evitare danni alle generazioni successive.

Prossimamente queste pellicole e altre, saranno oggetto di una piccola rassegna di presentazione di tali opere nei locali dell’Ex Mercato di Torre Spaccata.  

Per tutto l’anno 2019 sono previste poi altre iniziative culturali legate al cinema: rassegne, dibattiti, incontri, fiere, forum ed eventi a tema con particolare attenzione al mandato primario della struttura di realizzare un vero e proprio progetto di diffusione della cultura e di costituire un luogo d’incontro e discussione per il quartiere e non solo. Al contempo proseguono e si allargano le attività di Scuola Popolare di Musica, i Corsi Base di Teatro, di Yoga e di Parkour. 

Frasi celebri: 

“Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima.” 
 (Ingmar Bergman

“Quando si va al cinema, si alza la testa. Quando si guarda la televisione, la si abbassa.” 
(Jean-Luc Godard