Le vostre muse.
Marcello: «Allora, mi divido tra il descrivere l’animo di una persona che conosco molto bene e le situazioni che osservo nelle vite altrui. Sono in bilico tra il “so chi sei e te lo racconto” e il “non so chi sei, ma lo sto immaginando”.
La ragazza che conosco da una vita c’è sempre in qualche parola nei testi; poi il resto si tratta di situazioni che vivo, osservo e scrivo.
Diciamo che anche Woody Allen è una musa. Amo l’uso delle parole e ammiro come il regista sappia usarle nelle sceneggiature, in maniera sapiente e precisa al solo fine di vivificare l’arte, parlando del niente. Studio filosofia, quindi, che altro devo fare se non parlare del niente? E poi, la mamma. D’altronde, senza di lei, non avremmo mai cambiato il titolo della canzone “Ombra Cinese”.»
Alberto: «Parlando di muse, credo che per i Tamango la vera musa sia la musica. Nel senso che tutti gli artisti e musicisti che ascoltiamo sono generatori di idee. Ascoltiamo tutte robe diverse, ma ci contaminiamo a vicenda. Personalmente ho una triade di artisti che ascolterei in loop. “Le tre J” : James Blake, John Mayer e Jack White.»
Federico: «Sono d’accordo con Alberto, quando sentiamo qualcosa che funziona musicalmente cerchiamo di seguirla. Ed è un processo che si autoalimenta. Abbiamo orecchio per gli incastri che suonano bene, dunque cerchiamo sempre nuove cose che funzionano. Dei tre sono quello che ha ascoltato più rap Italiano ed elettronica, con Marcello ho scoperto il cantautorato, da Albi esperimenti riusciti bene, nonostante le differenze riusciamo ad incastrare bene stimoli comuni.»