Abbiamo fatto due chiacchiere. Qui potete trovare tutto ciò che ci siamo detti.
Baby Moon, il nuovo singolo, è fuori su tutte le piattaforme.
Classe 1937, nasce da una famiglia di lavoratori nel quartiere romano di Casal Bertone.
Giovanissimo parte per l’Argentina in cerca di futuro. Inizia a lavorare come operaio nell’officina dello zio. Dopo alcuni anni di praticantato cambia città e lascia Mar del Plata per lavorare in un’industria argentina specializzata nella produzione di silos di contenimento per petrolio e benzina, si allontana dalla famiglia e dagli affetti.
Dai frammenti di una vita dedicata al lavoro nasce quel forte legame con i pezzi di ferro che caratterizzano le sue sculture. Si tratta di Ready Made realizzati con pezzi industriali di scarto. Ginòb si cimenta nel recupero di materiali industriali e pezzi di ferro.
Dopo essere tornato in Italia ha aperto un’officina a Tor Pignattara. L’officina è diventata negli anni un vero e proprio studio dove lavora con tornio e saldatrici per assemblare chiodi, lamiere, serrature. ricrea sculture zoomorfe e composizioni che parlano del mondo e della società.
L’artista ha occhio per gli incastri. Utilizza ingranaggi, viti, chiodi, lamiere per assemblare narrazioni contemporanee che parlano di società, politica, cultura e libertà espressiva.
Ha scelto l’Ex mercato di Torre Spaccata per esporre le sue opere. Abbiamo colto l’opportunità per intervistarlo. Qui potrete trovare tutto ciò che ci siamo detti.
Allora, come dico sempre ironicamente ai miei amici, lascio a Roma la mia officina di pezzi di ferro e la scultura che mi è stata commissionata in memoria delle vittime del bombardamento del 3 marzo 1944. Si trova a Largo Antonio Beltramelli. Il giorno che non ci sarò più, se qualcuno vuole buttarlo via…
Si trova a Tor Pignattara, è una ex officina. Quando ci sono è sempre aperta perché senza il mio lavoro sarei morto. Lì colleziono e raccolgo pezzi di ferro, viti, punte di trapano, chiavi e serrature.
Sono molto legato al ferro, ci ho lavorato per una vita intera. Accumulo materiali industriali grezzi e metallici, ma non è una raccolta senza scopo.
Ogni pezzo che tengo in officina è parte di una scultura che ho già in mente.
Da sempre. Ho sempre lavorato con il ferro e quando vedo chiodi, viti e bulloni mi vengono “Lampi di idee” come diceva un amico pittore.
Per questo la seconda mostra che feci nella mia vita si intitola “Lampi”.
Invece, la prima mostra a cui partecipai a Roma si intitolava “Avanzi”.
Perché avanzi? Perché mio padre quando vide i miei avanzi, tra parentesi cacca, disse a mia madre: «questo diventerà un artista da grande.»
Questo vorrei che fosse anche l’incipit della mia biografia, se mai a qualcuno venisse in mente di scriverne una.
Sono emigrato quando avevo 17 anni. Non ero ancora maggiorenne, i parenti che già erano partiti mi stavano aspettando. Sono arrivato a Gennaio. E sono finite le mie vacanze. Ho lavorato nell’officina di mio zio, poi decisi di seguire un mio amico per entrare a lavorare in un’industria che produceva silos per i carichi di benzina e petrolio. Ho conosciuto tanti italiani come me in cerca di futuro.
Ho sempre lavorato. Poi sapevo cantare, dunque entrai a far parte delle orchestre nei night argentini come cantante. Ho collezionato esperienze e ricordi. Ora colleziono pezzi di ferro e sculture.
Quando cantavo in Argentina mi facevo chiamare Gino Villy. Per le mie opere, invece, sapevo che avrei dovuto trovare un nome sintetico che mi permettesse di firmare le sculture velocemente. Dunque ho usato il diminutivo vezzeggiativo di Luigino, lo ho tagliato ed è diventato Gino. Poi, ho solo aggiunto la B di Barbaresi. Dunque, ora mi faccio chiamare Ginòb. Semplice e pratico. Non suona bene?
Ho sempre lavorato. Poi sapevo cantare, dunque entrai a far parte delle orchestre nei night argentini come cantante. Ho collezionato esperienze e ricordi. Ora colleziono pezzi di ferro e sculture.
I chiodi, ma perché ce ne ho un milione. Di forme e misure diverse, ne ho talmente tanti in studio di lunghezze e spessori diversi. Si adattano bene ai disegni preparatori che faccio per dare una forma riconoscibile alle mie opere.
L’opera dal titolo “Battiti Ok” è interamente fatta con chiodi di diverse misure assemblati insieme per formare il tracciato dell’elettrocardiogramma.
Il ferro mi fa sempre battere il cuore.
La mostra personale presso l’Ex Mercato di Torre Spaccata ha come titolo “Emozioni Metalliche“.
Credo nelle mille possibilità dei frammenti metallici per dar vita ad idee che parlano con un linguaggio contemporaneo. Credo nella libertà espressiva attraverso pezzi metallici.
Ginòb
L’Ex Mercato di Torre Spaccata ospita in mostra permanente le sculture che sono state donate dall’artista negli anni.
Anche quest’anno, Ginòb ha scelto la nostra associazione per esporre le sue opere dall’anima metallica ed abbiamo colto l’occasione per fare due chiacchiere con lui. Un uomo brillante, veloce, pragmatico ed essenziale. Grazie Ginòb per la tua disponibilità.
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Grazie a tutti per aver partecipato all’evento in presenza e in live!
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Grazie a tutte le persone che hanno partecipato sabato scorso al workshop organizzato da Viviana sul ritratto.
Sabato 23 aprile ci sarà il secondo laboratorio sul Ritratto, dove Viviana ti aiuterà a mostrare l’essenza interiore di un soggetto.
Ecco cosa faremo insieme:
· Introduzione alla tecnica e cenni teorici;
· Mostrare l’essenza interiore di un soggetto, e non soltanto la somiglianza letterale;
· Laboratorio mirato sulle esigenze personali di ciascuno partecipante per elaborare un progetto personale alla fine degli incontri sul tema.
Di seguito troverete tutte le info per la prenotazione al workshop.
PER INFO E PRENOTAZIONI: info@asscalpurnia.it – Marco Marinelli 366.920.3977
La nostra insegnante, VIVIANA 351.664.1973
Le prenotazioni ci servono per capire il numero dei partecipanti al fine di svolgere il tutto nella massima sicurezza per tuttə.
Per tutta la durata del laboratorio sarà necessario indossare una mascherina FFP2 al fine di proteggere sé e gli altri.
In relazione alle vostre esigenze, il laboratorio potrebbe essere anche svolto in uno spazio all’aria aperta dato che l’Ex Mercato mette a disposizione dei propri soci uno SPAZIO ESTERNO coperto da un gazebo.
CALENDARIO APRILE 2022
ora 10:30 - 12:30
> 23/04/2022 - Ritrattistica
COSTO di ogni laboratorio 30€
+ tessera associativa annuale 5€
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Grazie a tutte le persone che hanno partecipato sabato scorso al secondo workshop organizzato da Viviana sull’acquerello artistico.
Sabato 16 aprile ci sarà il primo laboratorio sul Ritratto, dove Viviana ti aiuterà a mostrare l’essenza interiore di un soggetto.
A proposito dell’arte Aristotele diceva: “Rappresentare non l’aspetto esteriore delle cose, ma il loro significato interiore, per questo non la figura esterna e il dettaglio costituiscono la vera realtà”.
Ecco cosa faremo insieme:
· Introduzione alla tecnica e cenni teorici;
· Mostrare l’essenza interiore di un soggetto, e non soltanto la somiglianza letterale;
· Laboratorio mirato sulle esigenze personali di ciascuno partecipante per elaborare un progetto personale alla fine degli incontri sul tema.
Di seguito troverete tutte le info per la prenotazione al workshop e la data del prossimo appuntamento.
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Per tutta la durata del laboratorio sarà necessario indossare una mascherina FFP2 al fine di proteggere sé e gli altri.
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CALENDARIO APRILE 2022
Tutti i SABATI, ora 10:30 - 12:30
> 16/04/2022 - Ritrattistica
23/04/2022 - Ritrattistica
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MACEDONIA TEATRO
Perché vogliamo parlare di Open Mic, Stand-up Comedy e musica dal vivo? Perché ci è mancato tutto. Tanto.
La musica non si può ridurre ad ascoltare un pezzo in macchina o dalle cuffiette.
Quante volte capita di rivivere emozione attraverso un testo di una canzone. Ecco, la musica non è solo note che funzionano bene insieme. È anche energia, condivisione di esperienze diverse, ma comuni.
Abbiamo fatto due domande a chi crede nell’esperienza di fare musica. E ha trovato il modo di sostenere giovani artisti creando per loro l’opportunità di esibirsi.
Sergio Di Giangregorio è un musicista; chitarrista, cantante, fonico ed ideatore del format “Faccio Cose” cucito su misura per Roma.
Il suo format di Open Mic e Stand-up Comedy nasce a Gennaio 2022 con una semplice idea condivisa tra amici. Poi, l’iniziazione ufficiale a Febbraio di quest’anno.
Lunedì e Mercoledì lo troviamo al Caffè Letterario di Via Ostiense 59. Un locale storico tra San Paolo ed il polo universitario di Roma Tre, centro di ritrovo per studenti e studentesse.
Il martedì, per due volte al mese, “Faccio Cose” si sposta al Let it Beer, zona Tiburtina, tra piazzale del Verano e Piazzale delle Provincie.
Abbiamo fatto due domande a Sergio Di Giangregorio. Ci siamo incontrati al Caffè Letterario per capire la filosofia che c’è dietro all’organizzazione del suo open mic.
Porta un chiodo di pelle nera ed ha il tempo contato. Alle 21.00 inizia la serata. Deve preparare il palco, si assicura che che tutto sia a posto. Ha lo sguardo attento, si guarda intorno cercando di prevedere esigenze, persone e cose; è vigile.
Senza troppi indugi, ho iniziato con la prima domanda.
“Faccio Cose” nasce perché ero stanco di girare per l’Inghilterra. Sono tornato a Roma dopo cinque anni di esperienze, belle e brutte. Mi sono divertito, ho girato tra festival musicali, locali e pub di Bristol.
Quando sono tornato a casa, ho investito tempo ed energie per offrire a giovanə artistə quello che io ero andato a cercare fuori.
Il format di Faccio Cose Roma si ispira ai contest musicali che troviamo nei “British Pubs”, ma con un’ottica differente.
Non mi interessa la competizione. Quello che cerco è la condivisione e l’esperienza di fare musica dal vivo. Siamo tutti sulla stessa barca e non credo nella gara tra musicistə, cantantə e/o comicə per aggiudicarsi un premio qualunque.
Faccio Cose è uno spettacolo per valorizzare artistə emergentə che hanno il coraggio di portare se stessə sul palco. Di solito, le nostre serate finiscono con una jam session dove tutti i partecipanti sono liberi di salire sul palco per improvvisare all’unisono, questo credo sia il vero senso di fare musica.
Curo con attenzione la pagina Instagram di Faccio Cose Roma e stiamo crescendo giorno dopo giorno; è facile partecipare, basta scriverci in DM.
Dopo aver letto con attenzione tutte le proposte che ci arrivano, stilo una scaletta e contatto direttamente gli artisti e le artiste selezionatə. Sono entusiasta di veder crescere il progetto in modo organico e spontaneo.
Come ho già detto prima non mi interessano le gare. E Faccio Cose non è un contest, è uno spettacolo. Dunque, molto spesso mi capita di accompagnare ragazzi e ragazze con la chitarra acustica o la batteria. Li supporto e cerco di valorizzarli nel miglior modo.
A fine serata suoniamo tutti insieme e si creano sempre energie bellissime grazie alle quali trovo una motivazione in più per portare avanti questo progetto.
Le classifiche non appartengono solo alla musica, pure al ristorante sono importanti le recensioni, le stelline ed i punteggi con Tripadvisor.
Ci sono sempre state e sempre ci saranno. A me non sono mai interessare. Ascolto per lo più fuori classifiche e fuori classe.
No, credo nel duro lavoro e nei momenti di crisi.
Crisi dal greco significa scelta, bivio.1 Le scelte mettono in crisi, ma servono per cambiare ed evolvere. Grazie alle scelte che ho fatto mi sono scoperto. Le crisi servono per riconoscersi e cambiare direzione.
Ho scelto di abbandonare una carriera stabile in un ufficio del Regno Unito. Ho ritrovato Roma e la sua voglia di fare.
Ho scoperto artisti, ho visto ragazzi sudare per esporsi ed esibirsi sul palco. Dunque, credo più nel duro lavoro, poco nel talento.
Qualsiasi talento, senza impegno è come un campo arato senza semi.
Se cercate l’opportunità per esibirvi, basta scrivere in Direct Message alla pagina Instagram @facciocoseroma!
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Domenica 10 aprile (dalle 10:30 alle 13:00), Michela Lombardo, ci farà conoscere il valore artistico della “Danza Orientale“ e la necessità di una sua rivalutazione sul piano artistico e culturale.
Cosa faremo insieme?
· Introduzione alla pratica della “Danza Orientale”;
· Insegnamento della tecnica e dei movimenti;
· Studio di una coreografia insieme a Michela Lombardo.
CALENDARIO 2022
ora 10:30 - 13:00
Domenica 10/04/2022
Domenica 15/05/2022
COSTO di ogni workshop 25€
+ tessera associativa annuale 5€
PRANZO INCLUSO
PER INFO E PRENOTAZIONI:
info@asscalpurnia.it
La nostra insegnante,
MICHELA LOMBARDO 392.670.3667
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Grazie a tutti, vi aspettiamo!
Grazie a tutte le persone che hanno partecipato sabato scorso al primo workshop organizzato da Viviana.
Sabato 9 aprile ci sarà il secondo workshop sulla tecnica dell’ACQUERELLO ARTISTICO.
Ecco cosa faremo insieme:
· Introduzione alla tecnica e cenni sulla teoria del colore;
· Esprimere i propri stati d’animo e le proprie impressioni del mondo attraverso il colore;
· L’acquarello come mezzo di espressione;
· Laboratorio mirato sulle esigenze personali di ciascuno partecipante per elaborare un progetto personale alla fine degli incontri sul tema.
Di seguito troverete tutte le info per la prenotazione al workshop e le date dei prossimi appuntamenti.
PER INFO E PRENOTAZIONI: info@asscalpurnia.it – Marco Marinelli 366.920.3977
La nostra insegnante, VIVIANA 351.664.1973
Le prenotazioni ci servono per capire il numero dei partecipanti al fine di svolgere il tutto nella massima sicurezza per tuttə.
Per tutta la durata del laboratorio sarà necessario indossare una mascherina FFP2 al fine di proteggere sé e gli altri.
In relazione alle vostre esigenze, il laboratorio potrebbe essere anche svolto in uno spazio all’aria aperta dato che l’Ex Mercato mette a disposizione dei propri soci uno SPAZIO ESTERNO coperto da un gazebo.
CALENDARIO APRILE 2022
Tutti i SABATI, ora 10:30 - 12:30
9/04/2022 - Acquerello
16/04/2022 - Ritrattistica
23/04/2022 - Ritrattistica
COSTO di ogni laboratorio 30€
+ tessera associativa annuale 5€
PER INFO E PRENOTAZIONI:
info@asscalpurnia.it – Marco Marinelli 366.920.3977
La nostra insegnante, VIVIANA 351.664.1973
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Grazie a tutti, vi aspettiamo!
Abbiamo fatto due chiacchiere. Qui potete trovare tutto ciò che ci siamo detti.
Baby Moon, il nuovo singolo, è fuori su tutte le piattaforme.
Marcello: «Ogni progetto nasce da un’idea comune. Marcello è la testa, Federico le braccia, Alberto le gambe.
Poi Manfredi, fa da fratello maggiore a tutti noi, ha iniziato a collaborare con le prime grafiche, ora è il quarto Tamango.
“Il tamango che non vuole suonare ” dice chi ci conosce.
Manfredi, (N.d.A. fratello maggiore di Marcello Maida) gestisce la parte manageriale del nostro progetto musicale. È fondamentale per portare avanti ciò che ci fa sentire un gruppo con interessi differenti e passioni comuni.»
Manfredi: «Ai tempi del primo pezzo pubblicato, “Malmesso”, mi sono trovato nel ruolo di fratello maggiore che sapeva usare photoshop per l’urgenza di una copertina credibile.
Sicuramente dopo la pubblicazione dell’EP ho sposato il progetto appieno. Ovviamente è difficile scindere le due cose, ma è molto semplice essere innamorato di una cosa che mi sembra anche forte. Se sono ancora qua è perchè ci posso credere senza essere influenzato da dinamiche familiari.»
Federico: «La parte allucinogena e mistica è una menzogna, ma esiste questo drink in Piemonte. Sicuramente è un mix di sostanze dall’elevato tasso alcolico, ma tutto il resto è leggenda.»
Marcello: «Ti diciamo la verità, per la scelta del nome ci siamo trovati in grande difficoltà. Fin dall’inizio volevamo fare musica.
Andavamo al liceo insieme, ci siamo trovati, abbiamo iniziato a produrre musica. Solo dopo aver scritto la prima canzone abbiamo pensato ad un nome per il gruppo.
Il tamango, come drink, c’entra perché è una roba particolare che appartiene alla realtà piemontese da cui veniamo, non è il gin tonic, per dire.»
Federico: «Tamango era una delle prime opzioni. L’abbiamo scelto perché è una parola dalle sonorità rotonde. Si sentono vocali e consonanti che suonano bene in bocca. Un nome sintetico ed eufonico. Ricorda atmosfere Latino-Americane. Ci ispirano le ambientazioni lontane ed esotiche, ci piacciono le miscele di colori musicali, perseguiamo invano contaminazioni con lingue straniere, sperimentiamo. E ci divertiamo nel farlo.»
Alberto: «Ho un passato di birrerie e pub dove suoni e nessuno ti ascolta. Invece, nei concerti che abbiamo fatto fino ad ora, le persone erano molto attente e cantavano le nostre canzoni. Per i live, in particolare, abbiamo altri tre musicisti che ci seguono e ci supportano per riarrangiare i pezzi. Con una base solida musicale, è stato tutto molto entusiasmante. A me personalmente piace tantissimo suonare live perché è una vera esperienza. Si creano energie e sintonie non ripetibili.»
Alberto: «Sui social non c’è mai un riscontro tangibile. Non si ha mai il privilegio del riscontro umano che, al contrario, possono offrire i live. Se una cosa emoziona la vedi subito, invece nel momento in cui pubblichi un contenuto online è difficile capire quando si fa la cosa giusta.
Ma crediamo anche che le due realtà siano molto interdipendenti, almeno nella nostra esperienza. Nel senso che, ad ogni concerto, abbiamo incontrato un pubblico interessato che ha iniziato a seguirci sui social. Non è scontato per noi. Magari abbiamo toccato corde che hanno fatto incuriosire o semplicemente siamo piaciuti.»
Marcello: «In un mondo dove magari per dimostrare interesse con i dati è anche importante il “like” o il “follow”, senza alcun giudizio a riguardo, i live ci hanno permesso di entrare in contatto con un pubblico anche digitale che prima non ci conosceva. Ne siamo veramente felici.»
Marcello: «Sì, in realtà anche per le magliette è nato tutto per caso.
Dopo un concerto che abbiamo fatto a Torino abbiamo conosciuto dei ragazzi che producevano stampe su magliette e ci hanno proposto di creare delle stampe per i live. Inizialmente siamo partiti con una produzione molto limitata, poi abbiamo creato il sito Shop – Tamango.
Crediamo negli incontri e nel caso; quando si ha chiaro in testa l’obiettivo da raggiungere la casualità degli eventi porta spesso nella direzione giusta.»
Manfredi: «Si, Non vediamo l’ora. Abbiamo già delle date su Torino e Chieri. Ancora in definizione i live a Milano e Roma.
Quest’estate abbiamo intenzione di allontanarci da Torino. Saremo sicuramente in Puglia, perché siamo entrati in contatto con un’organizzazione che organizza Festival per il periodo che va da Aprile a Luglio.
Appena avremo le date ufficiali saranno pubblicate sui nostri social.»
Marcello: «Allora, partendo dal presupposto che Alberto al liceo organizzava cineforum nei giorni di autogestione, la verità è che i riferimenti cinematografici sono spesso capitati.
Per dire, “Il cielo sopra Berlino” non si chiamava così. Il titolo originale è “Ombra Cinese”.
Poi mia mamma, ascoltandola, disse che il testo le ricordava la trama del film di Wim Wenders. Nessuno di noi tre aveva mai visto quel film.»
Federico: «Ho visto il film [Il cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin, 1987)] dopo aver scritto la canzone. Lo stesso vale per i titoli delle nostre canzoni. Sono l’ultima cosa che rivediamo dopo aver scritto e prodotto i nostri pezzi.»
Alberto: «La canzone che si chiama “Platani” ad esempio si doveva chiamare “E poi lo sai”, probabilmente è ancora salvata così da qualche parte.»
Marcello: «In realtà, ciò che veramente ci ispira è cercare di ricreare un ecosistema gipsy che sappia parlare di libertà.
Con il pezzo “Lucciola”, quando siamo in live, esasperiamo moltissimo la parte strumentale che ci ricorda atmosfere gitane di libertà espressiva.
Queste atmosfere incontaminate ed aperte hanno influenzato l’estetica del videoclip di “Baby Moon”. Nel singolo troviamo un sound più soul e meno gypsy, ma rimangono le contaminazioni tra lingue straniere nei testi. Dalle voci femminili ed il francese di Lucciola all’inglese di Baby Moon. Ci piace spaziare tra coordinate geografiche e modi di dire in altre lingue.
Ci piace spaziare tra coordinate geografiche e modi di dire in altre lingue. Ci piacciono le miscele e le fusioni tra elementi che non si assomigliano per creare contrasti dai confini aperti.»
Alberto: «Ci ispirano anche elementi tribali tanto nell’estetica quanto nelle sonorità. Nel drop di “Baby Moon” sono palesi le influenze che ricordano ritmi selvaggi, lontani dalla civiltà. Nel videoclip creiamo un contrasto tra ambienti claustrofobici e atmosfere incontaminate, senza limiti.»
Alberto: «Beh, si forse anche per questo.»
Federico: «No, è perché non sappiamo che scarpe mettere.»
Marcello: «Dai, diciamo che è una presa di posizione, perchè abbiamo fatto concerti scalzi anche quando pioveva e non era necessario. La scelta deriva dalle nostre estati. Di solito andiamo tutti insieme a Levanzo, venti giorni di vacanza. Un’isola della Sicilia dove domina la natura. Un ristorante, un bar e pochissimi abitanti. Ma d’estate si riempie di ragazzi che suonano, ballano. Ti ritrovi circondato dalla musica su di una superficie che non supera i 6 km². Mare e musica ovunque.
Nei nostri pezzi volevamo ricreare quelle atmosfere in bilico tra il senso di libertà e la ricerca del sublime di fronte alla vastità della natura. Quei venti giorni all’anno sono il nostro momento di respiro. Dunque, abbiamo cercato di trasporli in musica. I piedi nudi sono un simbolo di quel posto.»
Alberto: «Si, Levanzo e le vacanze estive in quell’isola mi hanno insegnato che non voglio fare altro che il musicista nella vita. Potrò anche fare mille altri lavori, ma ciò che mi appartiene sinceramente è poter creare con la musica. Dunque, i Tamango sono una bella scusa, sono il mezzo necessario e sincero per galleggiare in superficie tra i biglietti del tram e gli impegni universitari.»
Marcello: «Allora, mi divido tra il descrivere l’animo di una persona che conosco molto bene e le situazioni che osservo nelle vite altrui. Sono in bilico tra il “so chi sei e te lo racconto” e il “non so chi sei, ma lo sto immaginando”.
La ragazza che conosco da una vita c’è sempre in qualche parola nei testi; poi il resto si tratta di situazioni che vivo, osservo e scrivo.
Diciamo che anche Woody Allen è una musa. Amo l’uso delle parole e ammiro come il regista sappia usarle nelle sceneggiature, in maniera sapiente e precisa al solo fine di vivificare l’arte, parlando del niente. Studio filosofia, quindi, che altro devo fare se non parlare del niente? E poi, la mamma. D’altronde, senza di lei, non avremmo mai cambiato il titolo della canzone “Ombra Cinese”.»
Alberto: «Parlando di muse, credo che per i Tamango la vera musa sia la musica. Nel senso che tutti gli artisti e musicisti che ascoltiamo sono generatori di idee. Ascoltiamo tutte robe diverse, ma ci contaminiamo a vicenda. Personalmente ho una triade di artisti che ascolterei in loop. “Le tre J” : James Blake, John Mayer e Jack White.»
Federico: «Sono d’accordo con Alberto, quando sentiamo qualcosa che funziona musicalmente cerchiamo di seguirla. Ed è un processo che si autoalimenta. Abbiamo orecchio per gli incastri che suonano bene, dunque cerchiamo sempre nuove cose che funzionano. Dei tre sono quello che ha ascoltato più rap Italiano ed elettronica, con Marcello ho scoperto il cantautorato, da Albi esperimenti riusciti bene, nonostante le differenze riusciamo ad incastrare bene stimoli comuni.»
Crediamo che fare musica sia la più bella fatica che possiamo fare.
Fatica nel senso che si tratta di un processo di lavoro distruttivo. Non siamo gli artisti che fanno cento canzoni e ne tengono dieci da mettere nell’album. Lavoriamo intensamente a tutti i pezzi che produciamo e li teniamo tutti, con infiniti ripensamenti e modifiche.
Creiamo e distruggiamo ciò che non funziona, con tanto impegno, energia mentale e tempo.
L’impegno deriva dal colmare l'incoscienza iniziale, dando una forma nitida ed un’organizzazione responsabile al processo creativo.
Crediamo anche nel valore che le persone intorno a noi possono offrire al progetto. Per l’ultimo singolo, Baby Moon, abbiamo lavorato insieme ad Andrea, in arte Mixbypunch per il mix and master. Fin da subito ci ha colpito la sua storia perché è riuscito a creare uno studio di produzione dal nulla a Milano e crede nel progetto almeno quanto noi.
Marcello: «Siamo un’equazione perfetta di variabili divergenti, mentre facciamo musica sappiamo come risolvere le nostre differenze.»
Alberto Delfino Tirelli
Marcello Lupo Maida
Federico Anello
Andrea Mogni
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